LA LOCANDA ALLA FINE DEI MONDI

dove i commensali giocano a raccontare storie

Epilogo Locanda 2014: Il Matto

La tempesta si era placata e il viaggio del mio fagotto doveva continuare.
Contò tutti gli oggetti sul tavolo mentre con sguardo torvo faceva attenzione ai movimenti del losco figuro in fondo alla stanza; sicuro di non aver perso nulla, abbracciò con i suoi lembi tutti quei frammenti di storia non ancora narrati e delicatamente li accomodò al suo centro avvolgendoli nella stoffa. Chiamò il bastone e il bastone rispose. Si richiuse con un forte nodo e si appoggiò alla sua estremità, rinsaldando la loro vecchia amicizia.

Mi chiamarono, interrompendo gli ultimi saluti con le molteplici persone e vermi ospiti della Locanda. Mi suggerirono di prepararmi; così riempii la fiaschietta, donai la rosa e rubai qualche sorriso sperando di poterlo serbare nel mio cuore.
"Presto! PRESTO!" - dissero loro - "Non c'è tempo da perdere". Ed io, con me e me stesso, discutevamo su quanto fossero sciocchi dato che il tempo non si può perdere nella Locanda (ed al massimo l'avremmo ritrovato...neanche l'essere più veloce è riuscito a nascondersi al nostro sguardo).

- "Bastone!?!" chiamai a gran voce
- "Agli Ordini!" risposero all'unisono
- "In spalla il fagotto e in mano il pomello!" ordinai loro e, immediatamente, così fecero.

Con sorriso smagliante e camminata smargiassa li seguì nel loro vuoto ciondolare. Tutti in fila indiana uscendo dalla porta principale. Ormai più non piove e non mi volterò a guardare. Perché Il Matto cambia e riprende subito a viaggiare. Ma la sua maledizione è di non poter ricordare. Che orrore! Questa poesiola è troppo banale e una volta oltrepassata la soglia sentii ringhiare alle mie spalle. Un belva canina deforme e maligna sembrava attendermi ed io ero la sua preda. Non avevo ancora realizzato che seguì a capofitto bastoni e fagotto nella loro corsa. Sentivo ringhiare alle spalle e l'aria calda che sbuffava dalle narici della bestia mi stava già avvolgendo. Con tutta la mia forza corsì fino a svoltare quell'angolo tentando la salvezza ma fui raggiunto.
E poi fu un "MIAO!" prima e tanti "MIAO!" dopo. Finché non mi ritrovai immerso nei "MIAO".
La bestia fuggi e la paura svanì.
Poi i gatti si mossero e io fui al centro del loro cerchio. E li ringraziai dicendo loro che un Dio non dimentica. Lo Zero non dimentica.