LA LOCANDA ALLA FINE DEI MONDI

dove i commensali giocano a raccontare storie

Epilogo Locanda 2014: Willy Wonka

Che guaio, e adesso dove mi trovo? L'ascensore di cristallo in frantumi, sto vagando in questo bosco da giorni, in giro neanche un Umpa Lumpa. Maledetti!!! Comincio a pensare che mi ci abbiano mandato loro in mezzo alla tempesta... Forse Hans Landa aveva ragione? Sono davvero come quel tal Hitler che diceva lui? Quel tizio era davvero sinistro, ma aveva l'aria di saperla lunga... Quegli sciagurati mi si sono rivoltati contro, mi hanno sbattuto in orbita su quell'aggeggio di cristallo, e adesso hanno preso possesso della mia fabbrica! Ingrati!!! Devo trovare la ragazzina con l'arco e le frecce, se questo luogo è infestato da sarcopedonti e sfarabocchi sono spacciato. Ragazzinaaaaaaaaaaaaa!!!!!

Epilogo Locanda 2014: Edward Mani di Forbice

Prese l'uscita della locanda e si ritrovò d'incanto nel suo castello. Rimase sulla soglia, si guardò attorno, registrava tutti i particolari. Il familiare silenzio pareva assordante.

Quella sera fece una cosa che non aveva mai fatto prima. C'era una stanza del maniero che non aveva ancora mai esplorato, una pesante porta ed una scomoda maniglia si erano sempre frapposte tra lui e ciò che dentro vi era custodito: la biblioteca.
Edward vi entrò. Accese una candela, immaginò suo padre l'Inventore, anni prima, intento a cercare libri da leggergli, aneddoti da insegnargli, storie per accompagnarlo nella notte.
Era ancora lì sul tavolo, un vecchio volume rilegato e polveroso. Con le mani tremanti Edward sfogliò le pagine fino a trovare il capitolo che stava cercando:
"A questo punto il sogno finì, e Pinocchio si svegliò con tanto d’occhi spalancati.
Ora immaginatevi voi quale fu la sua meraviglia quando, svegliandosi, si accòrse che non era piú un burattino di legno: ma che era diventato, invece, un ragazzo come tutti gli altri. Dette un’occhiata all’intorno e invece delle solite pareti di paglia della capanna, vide una bella camerina ammobiliata e agghindata con una semplicità quasi elegante. Saltando giú dal letto, trovò preparato un bel vestiario nuovo, un berretto nuovo e un pajo di stivaletti di pelle, che gli tornavano una vera pittura. Andò a guardarsi allo specchio, e gli parve d’essere un altro. Non vide più riflessa la solita immagine della marionetta di legno, ma vide l’immagine vispa e intelligente di un bel fanciullo coi capelli castagni, cogli occhi celesti e con un’aria allegra e festosa come una pasqua di rose."

Sorrise, si avvicinò alla finestra, cercò con lo sguardo una casetta tra le tante nella città addormentata. Forse, uscendo adesso, l'avrebbe trovata ancora sveglia: Kim che balla sotto la neve, o seduta sul suo letto, con lo sguardo sognante perso nel vuoto. 

Epilogo Locanda 2014: Dr. Jekyll

Dopo essere uscito da quella strana locanda, il Doctor Jekyll s'incamminò lungo il sentiero del bosco. Dopo un paio di chilometri trovò una radura dove riposare e si addormentò profondamente. La mattina dopo si svegliò e come in un sogno si trovò in un vicolo stretto ma si rese conto che non era in un sogno bensì sulla dura realtà di un asfalto londinese. Alzandosi da terra e pulendosi i pantaloni con rapidi gesti, sorrise quasi ascoltando, risate di strani personaggi, alcuni buffi e altri meno. Sentiva il sapore del vino versato dal locandiere e delle buone pietanze che aveva lontanamente gustato. Lontane ma vicine, un po' come un miraggio. Si fece strada tra i vicoli fino ad una strada maestra. In quel momento passò un calesse trainato da neri cavalli. Il dottore salì sul calesse e venti minuti dopo era nella sua residenza. Fece una robusta colazione e si diresse nel suo studio ma qualcosa non tornava nel suo stato d'animo, non si sentiva più lo stesso uomo tormentato e avvezzo ai piaceri e ai vizi maligni. Era un uomo nuovo, rinato e tornato il buon vecchio dottore. Pensò ancora al sogno della locanda, come si chiamava? Ah si , la Locanda alla Fine dei Mondi. Prese un diario, ancora immacolato e iniziò a scrivere il suo sogno...

Epilogo Locanda 2014: Gioppino

Gioppino non l'aveva mica capita quella storia lì della tempesta. Di sicuro aveva scombussolato su tutto.

Era partito per scoprire che fine avesse fatto il suo amico Pacì Paciana, invece si era ritrovato a bere con il brigante sbagliato.
Voleva restituire ad Arlecchino la sua maschera, ma al tavolo aveva trovato la sua morosa Colombina e Pierrot con il muso lungo a farle la corte.
E c'era anche un altro po' di gente strana, tra un dottore che non era Balanzone, un bravo ragazzo con i pungiglioni nei diti che poi se li è tolti, un carpentiere con la faccia tutta insanguinata, una ragazza arrabbiata nera che gli aveva dato dello stupido (non le hanno insegnato che non sta bene chiamare subito la gente per nome), un signore con il capello elegante che ci piacevano i dolci, un altro con il cappello cattivo che ci piaceva la guerra, un lungagnone che ce l'aveva su con un certo Nobel e il suo vecchio amico Nome Di Nome. Ah sì, e anche il locandiere che disegnava su Arlecchino e faceva i versi, ma non tipo gli animali.
Tutte persone simpatiche, per star bene in osteria a ridere e mangiare, scherzare e mangiare, chiacchierare e mangiare.
Però alla fine un Gioppino deve tornare a casa, dalla sua Margina e dal suo Bortolino. Meglio con la pancia piena, perché nella sua testa di legno lezioni non ci entrano mica.
Eppure, la prossima volta che il cielo si guasterà, dalle sue parti a Zanica, il burattino ripenserà di sicuro alla Locanda, alle sue storie, ai suoi avventori... Alla sua polenta!

L'uomo del volo

Al mio rientro dalla campagna contro i Turchi, incontrai un eccentrico filosofo che studiando i disegni di Leonardo Da Vinci era sicuro di riuscire a costruire una macchina volante che sfruttando le correnti dell'aria avrebbe permesso all'uomo di viaggiare nel cielo.

Incuriosito e appassionato dall'idea mi offrii di aiutarlo.

La macchina ricordava molto la forma di un aquilone con opportuni attacchi per le braccia e le gambe.

Dopo altri due anni di prove su aquiloni di dimensioni man mano crescenti, riuscimmo alla fine ad ottenere un prototipo della macchina adatta all'uomo.

Così finalmente arrivò il giorno della prima prova. Ci portammo sopra un colle vicino a Fussen in Baviera. Fissai alle mie spalle tramite cinghie l'aquilone e correndo lungo il pendio raggiunsi la velocità necessaria per staccarmi dal suolo.

I primi tentativi furono dei lunghi salti, poi decisi che mi sarei lanciato verso un precipizio per buttarmi nel vuoto.

Riuscii a librarmi in volo per diversi minuti, era più semplice di quello che pensavo e l'esperienza avuta durante le prove dei giorni precedenti mi permise di allontanarmi di diversi chilometri dal punto di decollo.

Stavo per attingermi all'atterraggio quando un improvviso movimento d'aria ascensionale mi spinse contro la mia volontà verso l'alto.

Dalla nuova posizione mi accorsi che dietro il colle si stava sviluppando velocemente un temporale, l'aria che mi investiva vi veniva risucchiata dentro alimentandolo di calore ed energia.

Qualsiasi cosa facessi per allontanarmi fallì, venivo trascinato sempre più verso le minacciose nubi, finché mi ritrovai inghiottito da questo mostro dell'aria!

Venivo spinto sempre più verso l'alto, non vedevo nulla oltre al grigiore delle nubi che più mi innalzavo più diventava scuro. Poi i lampi iniziarono ad illuminare il mio forzato viaggio.

Durante le brevi scariche dei lampi vedevo l'enorme antro in cui mi trovavo, la grandine iniziò a vorticarmi intorno danneggiando le parti più delicate del mio velivolo.Tentai più volte di manovrare per fuggire dalle zone più turbolente e dai fiumi di grandine.

Ero ormai nella nube da 10 minuti e il respiro iniziava a mancarmi, le pulsazioni del cuore mi rombavano nelle orecchie, mi era difficile mantenere la concentrazione della mente quando...rischiarate dai lampi, vidi due figure alate avvicinarsi alle estremità delle mie ali.

Erano, dal poco che riuscii a vedere, alte intorno ai 3 metri con un'apertura alare di 15, le ali membranose come quelle dei pipistrelli!

Mi afferrarono portandomi più velocemente nel gelo e nell'oscurità del temporale. Continuarono fino a che arrivammo oltre le nuvole, davanti a me il buio del piano siderale sotto l'enorme nube illuminata dal bagliore dei lampi.

Non riuscivo più a respirare, probabilmente per la mancanza d'aria a quelle altitudini, e alla fine persi conoscenza.

Mi risvegliai vicino a questa locanda, senza la terribile compagnia dei due mostruosi esseri alati...